Giovedì 21 Novembre 2024
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La “caduta” di Michelangelo Florio e quella di “Phaethon” (Ovidio) PDF  | Stampa |

M.O. Nobili, in questo studio, indaga sul  sonetto “Phaëton  to his friend Florio” (pubblicato in apertura     dei Second Frutes di John Florio del 1591), pervenendo alle seguenti due conclusioni: 1) alla “caduta” del mitico personaggio di “Phaethon” (come descritta da Ovidio, in latino) si era ispirato Michelangelo Florio, per descrivere la propria “caduta” morale, nella lettera, in latino, da lui inviata il 23 gennaio 1552 a William Cecil; 2) l’autore del sonetto è John Florio, che intese (mediante la scelta del titolo del sonetto stesso) ricordare il proprio padre Michelangelo Florio (identificatosi nel “Phaethon” ovidiano); e ciò, in quel 1591, in cui lo stesso John Florio (nell’epistola “To the Reader” dei suoi Second Frutes), aveva pomposamente annunciato la ormai prossima pubblicazione del suo primo “epocale” dizionario italiano-inglese (“I will shortly send into the world an exquisite Italian and English Dictionary”), per la cui primigenia ideazione (“the first light”) e compilazione egli si era avvalso (per le parole italiane) di un dizionario monolingue italiano, predisposto, ma non pubblicato, dal proprio padre. Quel dizionario monolingue italiano sarebbe, di per sé, servito a poco a Londra, ma se John Florio, sulle orme del padre, avesse avuto l’ardire di tradurre in inglese (anche mediante neologismi) i lemmi italiani (aggiornandoli e incrementandoli), allora egli avrebbe dato luogo (come avvenne) a un’opera letteralmente “sovrumana”, che, se impossibile da realizzare da un singolo studioso, era il risultato del lavoro delle due generazioni dei Florio.   

La “caduta” di Michelangelo Florio e quella di “Phaethon” (1.77 MB)

 
Sintesi biografica Michel Agnolo Florio PDF  | Stampa |

Sintesi della biografia del personaggio storico Michel Agnolo Florio, letterato toscano del XVI secolo, e di suo figlio John nato a Londra. La loro vita e la comune importanza delle loro opere è stata volutamente ignorata dalla storia e dalla letteratura europea. La storia della loro vita è stata ricostruita, non senza difficoltà, dopo lunghe ricerche che datano dal secondo decennio del Novecento fino ai nostri giorni.

Gli esiti delle ricerche hanno messo in dubbio i ruoli avuti dai letterati cui è stata tradizionalmente attribuita la titolarità e la stessa genesi della drammaturgia elisabettiana.

Sintesi biografica Michel Agnolo Florio (457.29 kB)

 
Il “perder tempo” in Dante (“Purgatorio”), negli Intronati di Siena (“Gl’Ingannati”), e in Shakespeare (“Love’s Labour’s Lost”) PDF  | Stampa |

Nel presente studio, Massimo Oro Nobili, a 700 anni dalla morte di Dante, indaga su un tema fondamentale, nella vita umana, quello del grande “valore del tempo”, “che non va sprecato”, in merito al quale, Dante (XIV sec.) aveva affermato, in via generale, come “perder tempo a chi più sa più spiace” (Purgatorio, Canto III,78). Gli Intronati di Siena (XVI sec.), nel loro capolavoro Gl’Ingannati, riprendono tale tema dantesco, affrontandolo, però, nell'ambito di uno dei temi cruciali di tale loro opera (invero, sinora, non investigato dagli studiosi), quello del tempo impiegato nelle pene di un amore perduto: allora il dibattito si accende fra Flamminio (che, contrastando l’affermazione, posta in via generale da Dante, afferma categorico: “perder questo tempo mi piace”, volendo esprimere un concetto, invero, assai profondo, quello che oggi è definito “il tempo di elaborazione del lutto per la perdita di un amore”) e Lelia (che, in accordo con Dante, invece, afferma, rivolgendosi a Flamminio: “Voi perdete il tempo”). Infine (Prof. Hilary Gatti -1998), “chez [John] Florio” la “commedia senese de Gli ingannati non disponibile in traduzione” raggiunse “Shakespeare [che la] ha senz’altro utilizzata come fonte”: e il titolo dell'opera shakespeariana Love’s Labour’s Lost sembra dare ragione a Dante: è fatica e tempo perso,  anche quello impiegato nella pena d'amore.

 

Il perder tempo in Dante (508.6 kB)

 
Articolo su Focus PDF  | Stampa |

Cari lettori, abbiamo il piacere di annunciarvi che la rivista Focus, nel numero di questo Marzo, ha dedicato un articolo alle ricerche condotte su Shakespeare e Florio dall'Istituto Studi Floriani di cui Corrado Panzieri, intervistato da Focus, ed io, Saul Gerevini, siamo i cofondatori.

Questo riconoscimento alle nostre ricerche ci fa sperare che nel futuro ci sia più considerazione, soprattutto in Italia, per quel grande personaggio che fu John Florio.

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Brevi note informative riguardo alla collaborazione teatrale tra William Shakespeare e John Florio. PDF  | Stampa |

Le ricerche esposte nel sito www.shakespeareandflorio.net, prodotte in larga misura dall'Istituto Studi Floriani i cui soci fondatori sono Corrado Panzieri e Saul Gerevini, vertono sul fatto che John Florio e l'attore di Stratford William Shaksper hanno lavorato insieme nel produrre e nel rappresentare le opere a marchio "William Shakespeare". In questo articolo esporrò brevemente il mio punto di vista su questa collaborazione, chiarendo fin da adesso che, come vedremo, Florio era quello che scriveva i testi e Shaksper quello che li rielaborava e li metteva fisicamente in scena, come regista e attore, insieme alla sua compagnia.

Note collaborazione. (152.27 kB)

 
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